Come mostrano diverse ricerche, la cosmetica si sta rivelando uno dei mercati più resilienti, con un trend di crescita sostenuto degli ultimi anni e un futuro ancora più interessante. Secondo i dati di McKinsey & Company, l’industria mondiale della bellezza vale attualmente corca 427 miliardi di dollari e il turnover è destinato a salire del 6% annuo fino a raggiungere 580 miliardi di dollari nel 2027.

È quindi naturale che i grandi gruppi del lusso, alla costante ricerca di ambiti per la crescita dei loro power brand, dopo aver gradualmente colonizzato, negli ultimi 30 anni, le fragranze e l’eyewear, abbiano iniziato a guardare con maggiore interesse a quella parte del mercato cosmetico costituito da skincare e soprattutto, make-up, dove, a parte pochi e blasonati nomi francesi, il territorio era rimasto abbastanza inesplorato per il resto dei nomi della moda.

Si può quindi definire il make-up una nuova frontiera particolarmente promettente, se si considera che già ora la cosiddetta categoria del ‘Colour Cosmetics’, come la definisce McKinsey nella sua analisi, dopo il calo del periodo pandemico, vale ora 80 miliardi di dollari e viene vista a 105 miliardi entro il 2027, superando, anche se di poco, il turnover previsto in quella data dal business delle fragranze (il cui giro d’affari si attesta ora sui 70 miliardi di dollari).

In Italia, il make-up è uno dei settori più premiati dalle vendite nel 2022, e sfiora 1,5 miliardi di euro con tasso di crescita a doppia proprio in virtù della tendenza positiva di cui abbiamo appena parlato. Diventa dunque necessario e imprescindibile che, per un Paese come l’Italia da sempre riconosciuto a livello mondiale per la sua storica vocazione di bacino produttivo per i grandi nomi della cosmetica e per il beauty dei principali brand del lusso, diventi cruciale aumentare gli investimenti nell’ambito della bellezza proprio per farsi trovare pronti ed intercettare tempestivamente le potenzialità di un settore in pieno fermento.