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Si apre un nuovo scenario per i colossi del lusso

Lo scorso autunno uno dei temi più caldi tra gli addetti al settore era incentrato sulla scelta di Kering di internalizzare la cosmetica di Gucci, mossa che poi si è tradotta nella creazione della divisione Beauté. L’indiscrezione di allora aveva fatto risaltare il forte legame esistente tra la moda e la bellezza e aveva contestualmente messo in evidenza la tendenza dei grandi poli del lusso verso la gestione diretta di tutti gli sbocchi merceologici dei loro marchi, con il beauty in testa. In quest’ultimo caso, aveva sicuramente inciso l’esempio proficuo di player come Chanel e Dior che avevano optato già da tempo per un controllo diretto della divisione dedicata alla bellezza.
A quasi un anno di distanza il trend non ha fatto dietrofront. Al contrario, ci troviamo di fronte ad un momento di nuovo sviluppo. I colossi del lusso non solo si sono strutturati con divisioni ad hoc per gestire la bellezza dei marchi di proprietà (per l’appunto, la nascita di Kering Beauté) e non solo si sono organizzati ingaggiando per i vertici di queste divisioni nomi di punta da altri competitor del mondo della bellezza (Stéphane Rinderknech da Lvmh e Raffaella Cornaggia da Kering), ma hanno fatto anche il passo successivo: una volta strutturati, hanno iniziato ad ingrandire le fila dei marchi di proprietà con acquisizioni mirate. È il caso di Creed, azienda francese di fragranze di fascia alta e il più grande attore globale indipendente in questo segmento di mercato per il quale a luglio il colosso di Pinault ha staccato un assegno da 3,5 miliardi di euro. L’operazione è strategica perché, di fatto, porta Kering ad un livello successivo, dandogli autorevolezza non più solo come player moda ma anche come nome di punta del beauty. La regola vale anche al contrario, ovvero colossi del beauty che estendono il loro raggio d’azione alla moda.
Basti pensare all’esempio, ormai di vecchia data, della spagnola Puig che opera sia nel settore delle fragranze sia nel settore dell’abbigliamento con i marchi Jean-Paul Gaultier, Carolina Herrera, Dries Van Noten, Nina Ricci e Paco Rabanne. Più recente il caso del gigante americano Estée Lauder che si è aggiudicato a novembre il fashion brand Tom Ford sborsando 2,8 miliardi di dollari e siglando una licenza con il Gruppo Zegna per gestire la parte dell’abbigliamento. È la conferma che i lembi dei due universi, moda e bellezza, sono ancora più vicini e interscambiabili proprio perché i due business, nonostante le evidenti differenze produttive, hanno tuttavia caratteristiche comuni e delle potenzialità di crescita.

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