C’è una parola che più di ogni altra descrive in modo preciso il settore della cosmetica italiana. Questa parola è ‘resilienza’ ed è uno dei termini che ricorrono nell’ultimo rapporto di Cosmetica Italia presentato lo scorso giugno e che, effettivamente, inquadrano lo stato dell’arte del settore. Dopo la ripresa post pandemica del 2021, il 2022 si è contraddistinto per la sua reattività e dinamicità. Ma lo scenario di riferimento è quello delle tensioni geopolitiche irrisolte, delle incognite sulle materie prime, dei rincari, dell’inflazione che incide sui consumatori, di tutti quei fattori macroeconomici che pesano come una spada di Damocle sulle attitudini al consumo degli italiani come anche Oltreconfine. Questo sta portando diversi settori del made in Italy, con la moda in testa, a ridimensionare le proiezioni di crescita per i prossimi anni, ipotizzando un rallentamento nella seconda metà dell’anno. Il beauty, almeno per il momento, conferma la sua identità resiliente, ovvero la capacità di resistere e reagire alle difficoltà e agli eventi negativi. La stima per il 2023 resta ancora ampiamente in territorio positivo, (+8%) portando il settore ad un turnover di 14,3 miliardi di euro dai 13,3 miliardi del 2022. Per il 2024 l’incremento previsto è del 6,4%: la metà circa rispetto alla crescita messa a segno lo scorso anno, ma per un’industria così solida si può definire comunque un risultato anticiclico. Al di là dei numeri, le stime significano che il segmento della bellezza italiana è riuscito nell’impresa di adeguarsi e adeguare la propria struttura alla variabilità della domanda. È riuscito a tenere sotto controllo l’inflazione tanto che, riporta il report di Cosmetica Italia, “l’aumento dei prezzi del comparto è stato al di sotto del 4%, mentre il sistema manifatturiero italiano ha superato mediamente gli 8 punti percentuali”. E, non ultimo, è un settore dotato di una filiera corta in grado di modulare la propria offerta a seconda delle tipologie di prodotto più richieste dal mercato. Se poi si aggiunge il fatto che è uno dei pochi ambiti dove l’e-commerce continua a rappresentare un canale dalle grandi potenzialità e che non ha accusato del contraccolpo del ritorno al digitale (i ricavi digitali dal 2019 al 2022 sono lievitati del 70% e nel 2024 si stima siano ancora in crescita dell’8%), è evidente come la parola ‘resilienza’ nasconda in sé non un atteggiamento difensivo, ma la tendenza positiva a trovare una soluzione di fronte ad ogni incognita.
