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Packaging, le best practice dell’industria

Le aziende accettano la sfida della sostenibilità studiando nuove proposte di imballaggio per soddisfare un mercato preoccupato per l’impatto ambientale delle nostre ‘routine’.

L’industria della cosmesi e della profumeria è sempre più interessata alla sostenibilità ambientale, anche dei propri packaging. Già da tempo, raccogliendo gli stimoli dei clienti sempre più attenti al tema, le aziende si stanno impegnando a rispondere nel migliore dei modi alla necessità di sostenibilità del mercato, attrezzandosi per soddisfare questa nuova sensibilità green. “Noi proponiamo packaging caratterizzati da eco-design e materiali sostenibili – afferma Barbara Pozzoli, chief commercial officer di Pozzoli -: dalle carte biologiche e alternative, realizzate senza l’abbattimento di alberi, agli inchiostri eco-sostenibili, dalla stampa a caldo plastic-free alle colle biodegradabili, fino alla plastificazione a base Pla e alla cellofanatura ecologica. Il team R&D Pozzoli è impegnato ogni giorno a ricercare e testare le soluzioni più innovative per soddisfare i nostri clienti e rispettare l’ambiente”.
Sin dalla fondazione nel 1995, Lush ha cercato di implementare soluzioni di imballaggio riciclato per ogni prodotto della propria gamma. “Anche se allora era difficile reperire materiali riciclati sostenibili, ci siamo ostinati a perseguire la nostra missione di ridurre la componente di plastica e carta vergini, e di riciclare il maggior numero possibile di materiali disponibili sul mercato”, ricorda Niko Lijović, creative buyer di Lush. Fibre innovative e materiali durevoli permettono al brand di seguire la propria mission ‘Leaving The World Lusher Than We Found It’ e di sostenere progetti di rewilding nel mondo. La carta Golden Eagle, ad esempio, utilizzata per alcune confezioni regalo, contiene il 5% di fibre di legno provenienti da un progetto di rigenerazione e rewilding nella foresta di Akaya, in Giappone. Dallo Zambia arriva la fibra di banano e dal Nepal la carta lokta: durevole e naturalmente resistente a insetti e muffe, si ricava da un arbusto sempreverde che prolifera naturalmente sui pendii dell’Himalaya e viene raccolta secondo un metodo tradizionale che ne consente la ricrescita spontanea. Il Cork Pot (contenitore in sughero) combatte il cambiamento climatico: il sughero è un materiale in grado di sequestrare i gas serra dall’atmosfera e ogni singolo cork pot di 35 g sequestra 1,2 kg di CO2. “Oggi – prosegue Lijović – ci dedichiamo con passione allo sviluppo di nuovi prodotti ‘nudi’, cioè privi di packaging: attualmente il 66% del totale dei prodotti Lush è nudo e il negozio di via Torino 42 a Milano è stato il primo Naked Shop al mondo. Stiamo allo stesso tempo sviluppando nuovi materiali da imballaggio insieme ai nostri fornitori, esplorando diverse opzioni biodegradabili, e stiamo definendo internamente una nostra policy che prevede l’implementazione di tali materiali solo alle nostre condizioni, ovvero ‘lasciando il mondo più rigoglioso di come lo abbiamo trovato’. Trovare materiali da fonti che non testano sugli animali è un problema importante con la certificazione dei materiali biodegradabili”.

BEST PRACTICE
Nel concreto, l’industria cosmetica lavora affinché si riduca l’impatto sull’ambiente attraverso la continua ricerca e selezione dei materiali migliori e l’implementazione dei processi produttivi più adeguati, fino ad offrire, ai clienti che lo desiderano, un packaging a zero emissioni. “Da anni – prosegue Pozzoli -, ci siamo dotati di un software dedicato, riconosciuto a livello internazionale, che ci permette di procedere all’Analisi del ciclo di vita del prodotto (LCA, Life cycle assessment), e calcolare tra le altre l’impronta di carbonio e d’acqua dei nostri prodotti, cosicché i nostri clienti possano confrontare diverse soluzioni di packaging e scegliere quella a loro più confacente”. Non solo, Pozzoli, grazie a progetti di compensazione, come per esempio la piantumazione di alberi nella Foresta Pozzoli, creata nel 2020 in collaborazione con Treedom, e che oggi è sviluppata su otto diversi Paesi e tre continenti, può compensare le emissioni di CO2 di specifiche produzioni e offrire ai propri clienti packaging a zero emissioni. “Siccome non volevamo che la nostra responsabilità ambientale si fermasse una volta venduto il prodotto – prosegue Lijović -, da molti anni abbiamo un programma di reso dei nostri vasetti neri, per cui per ogni 5 confezioni rese il cliente riceve una maschera fresca. Dall’anno scorso siamo andati oltre avviando, anche in Italia, il programma Bring It Back per tutte le confezioni di plastica Lush, vasetti e bottigliette incluse: per ogni vuoto reso il cliente riceve ora 50 centesimi da scalare dalla propria spesa del giorno, oppure può, come prima, scegliere una maschera fresca in cambio di 5 confezioni. Con questo programma, in alcuni Paesi i resi arrivano anche ad un quarto delle confezioni vendute, e speriamo di vedere questo numero crescere sempre di più”. Le confezioni rese vengono inviate agli impianti di riciclo dell’azienda dove vengono lavate, sminuzzate e trasformate in nuovo materiale riciclato da usare per produrre nuove confezioni Lush, realizzando così, insieme ad alcuni fornitori, un riciclo a circuito chiuso. “In questa logica, stiamo cercando soluzioni analoghe per tutti i nuovi materiali disponibili sul mercato, ma non accettiamo nuove soluzioni se non abbiamo la certezza che portino un vantaggio ambientale migliore di quello iniziale: compostaggio domestico o industriale, molteplici modi di riciclare, soluzioni ricaricabili sono solo alcune delle possibilità esistenti da considerare”, conclude Lijović. “Partiamo dal fatto che non esistono ‘plastiche cattive’, ma solo cattivi comportamenti delle persone – afferma Marco Mafrica, CEO Baralan Group -. Pertanto, oltre a promuovere l’uso di materiali di origine bio non legati alla catena alimentare, di materiali contenenti scarti organici come riso e caffè che riducono la quantità di plastica utilizzata, e di quelli provenienti dal riutilizzo di materiale di riciclo Pcr e Pir, forniamo ai nostri clienti tutte le informazioni necessarie per una scelta consapevole: a questo proposito, non meno green è la riduzione del numero dei componenti di un pack, la riduzione del loro peso, la scelta di lavorazioni accessorie meno impattanti”.

L’ETICA GREEN È UN ASSET STRATEGICO
Le aziende intervistate sono concordi nell’affermare che l’etica green è un plus per il business e sia prioritaria al di là del profitto. “Noi di Pozzoli offriamo delle soluzioni capaci di coniugare aspetto estetico, qualità e funzionalità con la sostenibilità ambientale. Come produttori di packaging, sentiamo la responsabilità non solo di vestire i prodotti dei nostri clienti nel modo migliore possibile, ma di aiutarli a comunicare in modo coerente i propri valori di etica e sostenibilità. Per farlo, anche il nostro modello di business si è allineato e si allinea ogni giorno: dalla scelta quotidiana dei materiali e dei processi più sostenibili al costante adeguamento dei nostri impianti produttivi fino alla formazione del personale e alla selezione dei fornitori. Gli investimenti che ogni giorno sosteniamo in tal senso dimostrano quanto il tema sia importante per noi. Da oltre 20 anni siamo dotati di un Codice Etico e perseguiamo una Politica integrata degli aspetti di Qualità, Ambiente, Salute e Sicurezza che ci spinge a dotarci e tenere aggiornate tutte le certificazioni più importanti”. “Le implicazioni sono molteplici – spiega Mafrica -. Per un brand che vuol seguire seriamente un percorso verso la sostenibilità del suo packaging, vuol dire prima di tutto sposare una filosofia che mette al centro il nostro pianeta come bene comune, da proteggere e tramandare alle future generazioni. Quindi, nello sviluppo e progettazione del suo prodotto deve mettere in atto tutte le conoscenze per impattare il meno possibile a livello di consumi di materie prime, energetici, di produzione ed immissione in atmosfera di sostanze pericolose per l’ambiente. Tutto questo si traduce in costi più elevati e pertanto sono soprattutto i grandi gruppi che possono innescare questo fenomeno. Noi in Baralan accompagniamo il cliente che decide di intraprendere questo nuovo percorso”. “Ricicliamo materiali da oltre 100 anni e abbiamo intrapreso il percorso di decarbonizzazione oltre 30 anni fa – commenta Sophie Greff, marketing manager di Eska -. Ci è stato chiaro fin dal primo giorno che il rispetto dell’ambiente è il segreto per un successo duraturo. Siamo stati il primo marchio di pannelli solidi al mondo a ricevere lo status di certificazione B-Corp. Essere certificati B Corp significa raddoppiare il nostro impegno ad assumerci la responsabilità dell’impatto che la nostra attività ha sulle persone e sul pianeta. Il nostro obiettivo non è essere i migliori al mondo ma anche i migliori ‘per’ il mondo. Siamo entusiasti di far parte di questo movimento globale che utilizza il business come forza positiva”.

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